di Vito Padula
Quando
arrivava il periodo di quaresima, la comunità contadina roccanovese si
adoperava in una serie di riti e tradizioni strettamente legati alla Passione
di Cristo. Un’antica usanza molto diffusa tra la comunità era quella della preparazione dei sepolcri della settimana
Santa. I parroci del paese, durante questa settimana costruivano in un angolo
delle chiese il Santo Sepolcro con l’ausilio di coperte e drappi di differenti
colori. Si trattava di una sorta di capanna, la quale simboleggiava il Santo
Sepolcro, nella quale, durante la celebrazione pomeridiana del giovedì Santo veniva
deposto il crocifisso. Per questa occasione, i contadini nel primo periodo di
quaresima preparavano in un piccolo recipiente di terracotta alcuni legumi e
cereali. Questi venivano bagnati e conservati al buio. I legumi tenuti
costantemente in umido, durante il periodo di quaresima germogliavano e si
sviluppavano dando origine a cespugli d’erba verdi chiamati dai contadini
“sibbulcr”, cioè sepolcri, i quali durante la settimana santa venivano portati
in chiesa e depositati presso i sepolcri preparati dai parroci. Gli unici
legumi che assolutamente non dovevano essere adoperati per la preparazione del sepolcro,
erano i ceci. Difatti, secondo un’antica credenza del posto, quel legume fu
maledetto da Gesù Cristo, perché fu la causa della sua cattura ad opera dei
romani durante la serata dell’ultima
cena. I contadini a tal proposito raccontavano che, a conclusione dell’ultima
cena quando Gesù uscì dal cenacolo fu inseguito dai soldati romani per essere crocefisso.
Accortosi del pericolo si dette alla fuga. Durante la fuga attraversò alcuni
campi coltivati a legumi e cereali. Tra questi ve n’era uno di ceci e non
appena Gesù vi si trovò all’interno i romani
lo scovarono e lo catturarono. Questo perché i ceci all’interno del
baccello erano secchi e pronti per la raccolta, e quindi al passaggio di Gesù
produssero un rumore, simile ad un tintinnio di campanelli. In quel momento i
romani lo videro e lo catturarono. Mentre i centurioni lo portavano via egli si
voltò indietro verso il campo e lo maledì, pronunciando la seguente frase: “stu
gherm cicir”, cioè questo cecio maledetto. I sepolcri che venivano portati in
chiesa e depositati all’interno del sepolcro o nelle sue immediate vicinanze restavano
lì fino al giorno successivo alla Pasqua. Conclusasi la festa, i contadini
ritornavano in chiesa a prendere i loro sepolcri benedetti. “I sibbulcr” nei
giorni successivi venivano portati nei campi per benedirli e renderli fecondi; venivano
sistemati soprattutto tra le messi, che in quel periodo erano in una fase di
piena crescita. La loro funzione era quella di benedire i campi di grano perché
si sviluppassero e giungessero a maturazione abbondanti e senza alcun danno. update by A.Arcomano il 8/05/2004 |